Mio Padre, Giuseppe, nato nel 1904, a Marina di San Lorenzo (località chiamata pure Salto la Vecchia o Torre del Salto… ecco perché ho riportato i tre nomi nella targa installata presso lo svincolo stradale SS 106 km, 36,400) e il suo cuore si fermò, tra le mie braccia, a Melito nel 1980 (a 76 anni) dopo una sofferenza durata un anno causata da un tumore ai bronchi originato dalle maledette sigarette. La famiglia di mio Papà era composta oltre dei genitori (Carmelo e Caterina Tripodi) da tre sorelle (Annunziata, Angela e Fortunata) e da altri due fratelli (Stefano e Antonio). Tra quest’ultimi brillava lo zio Antonio, che essendo Maresciallo Maggiore dei Carabinieri a Cavallo (come amava definirsi), dettava le regole anche a noi nipoti.

 

Papà mio, dopo aver prestato la sua opera presso il Cementificio (l’originale attività di quell'area che vedete all'ingresso sud di Marina di San Lorenzo) di proprietà di una SpA romana, fu favorito, per la sua onestà e senso del dovere, dai vertici della Società, per l’acquisto, anno 1938, dell’attrezzatura che lui utilizzava come meccanico.

Acquistata l’attrezzatura (che in parte è stata restaurata e si trova presso l’Azienda Ased srl) si è subito trasferito a Melito facendo nascere la prima officina meccanica dell’area chiamandola: O.E.G.A. – Officine Elettromeccaniche Giuseppe Azzarà. Vi risparmio le numerose invenzioni-costruzioni (alcune di queste ancora visibili e funzionanti: “Pressa elettrica semiautomatica” e “Torchio a vite elettrico orizzontale” (anno 1945) per la lavorazione del bergamotto e verso il 1960 costruì una macchina, con il compito di stritolare la “mollicata” del bergamotto indurita dalla pressatura, denominata “Rastri”. Nome da me dato significando “Rapidamente Stritola”).

  

Evidenzio, in sintesi, alcune sue successive tappe imprenditoriali: meccanico riparatore degli automezzi c.d. “a carbone” ancora rimasti circolanti dopo la 2° guerra mondiale, delle prime autovetture (balilla, ricordo la sua prima vettura chiamata topolino, ecc.), autocarri di nuova generazione, dei trattori cingolati destinati all’agricoltura (erano dei carri armati, inglesi o americani, trasformati, a fine dell’ultima guerra. Ricordo il nome della casa costruttrice - Allis - di cui mio padre era “concessionario con esposizione” e per far vedere la maneggevolezza al cliente utilizzava me, ragazzino, per le dimostrazioni), costruttore della parte centrifuga delle pompe d’acqua - successivamente abbinata ai motori a scoppio o elettrici - per l’agricoltura (che, nel tempo, hanno sostituito le mucche che giravano, ricordo bene, lentamente ma per ore e ore , intorno al pozzo (a sena) vicino la casa natia, per prelevare l’acqua tramite un sistema denominato “senia” si trattava di una grande ruota, un ingranaggio che faceva scorrere un nastro trasportatore o delle robuste corde sulle quali erano fissati dei cestelli, dei secchi che, scendendo a testa in giù da un lato, risalivano, dall’altro lato, pieni dell’acqua prelevata dal pozzo per riversarla , tramite un canalone, in una grande vasca raccoglitrice, detta “gebbia”), la prima stazione di rifornimento carburante con le attività connesse, autolavaggio, officina – magazzino ricambi e vendita di auto autorizzata Fiat, ecc., espositore presso la Fiera agrumaria di RC e vincitori di numerosi premi  oltre ai complimenti dell’allora Arcivescovo metropolita di Reggio Cal., S. Em. G.nni Ferro, e dal Ministro Umberto Tupini.

E, il 13/01/1972, gli è stato conferito, da parte del Presidente della Repubblica, G. Leone, n.q. di Capo dell'ordine "al merito della Repubblica Italiana", su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, E. Colombo, il titolo di "Cavaliere".

Gli anni, che mio Padre dedicò al lavoro,sono stati 60. 18 anni da dipendente e 42 in qualità di imprenditore.